Recenti controversie nel mondo del tennis hanno messo sotto i riflettori i casi di Jannik Sinner e Iga Swiatek, due stelle dello sport che hanno affrontato accuse di doping ma con esiti molto diversi. Il trattamento di questi casi ha sollevato domande sull’equità dei processi antidoping.
Il caso di Jannik Sinner
Il tennista italiano Jannik Sinner, attuale numero uno al mondo, è risultato positivo al clostebol, uno steroide anabolizzante, durante un test effettuato al torneo di Indian Wells a marzo 2024. Nonostante ciò, Sinner non è stato sospeso poiché il tribunale indipendente ha concluso che non vi fosse alcuna colpa o negligenza da parte sua.
Secondo l’ITIA (International Tennis Integrity Agency), la sostanza è entrata nel corpo di Sinner tramite contaminazione accidentale da parte di un membro del suo staff, che stava usando uno spray contenente clostebol per curare una ferita personale. Il tribunale ha ritenuto credibile questa spiegazione, supportata da prove scientifiche, e ha deciso di non imporre alcuna sanzione ulteriore. Tuttavia, Sinner ha perso i punti ATP e il premio in denaro guadagnati a Indian Wells, pari a 400 punti e 325.000 dollari
Il caso di Iga Swiatek
Diversa è stata la situazione della polacca Iga Swiatek, ex numero uno mondiale, che ha subito un mese di squalifica per un test positivo a una sostanza proibita. Swiatek ha dichiarato che la contaminazione è avvenuta in modo involontario, ma il suo caso è stato valutato diversamente dal tribunale, che ha riconosciuto una “negligenza non significativa”.
Swiatek è stata sospesa inizialmente in via provvisoria a settembre 2024, ma la notizia è stata resa pubblica solo recentemente. Durante la sospensione, ha perso la possibilità di partecipare a tornei importanti e ha dovuto rinunciare ai premi vinti, inclusi quelli del Cincinnati Open
Confronto tra i due casi
La disparità tra i due casi ha sollevato interrogativi. L’ITIA ha spiegato che ogni decisione dipende dalle specifiche circostanze del caso. Per Sinner, la fonte della contaminazione è stata immediatamente identificata e chiaramente attribuibile a un membro del suo staff, rendendo più semplice provare l’assenza di colpa. Swiatek, invece, ha dovuto affrontare difficoltà maggiori nel dimostrare le sue affermazioni, nonostante il livello della sostanza rilevata fosse molto basso.
Alcuni critici hanno suggerito che lo status di Sinner come numero uno al mondo abbia influenzato il giudizio, un’ipotesi fortemente respinta dall’ITIA, che ha ribadito la trasparenza e l’imparzialità del processo. Nonostante ciò, il caso di Sinner potrebbe essere oggetto di un appello da parte della WADA (World Anti-Doping Agency)
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